Le domus de janas di Pimentel costituiscono una chiara ed importante testimonianza dell’arte e della religione di 5 mila anni fa in Sardegna.
Le necropoli sono due: S’acqua Salida e Corongiu.
Le domus de janas di Pimentel, necropoli di S’acqua Salida
La necropoli è articolata in due aree poste a m 150 di distanza: la prima è costituita da domus de janas del tipo a proiezione orizzontale e a pozzetto (1, 2, 3, 4), l’altra da domus a pozzetto (5, 6, 7).
Dettagli tecnici
Particolarmente notevole la tomba 1, risultato di diverse fasi costruttive: originariamente del tipo a pozzetto con anticella e grande cella, poi dotata di un lungo corridoio d’accesso al posto del pozzetto e ampliata sulla destra della grande cella, annettendo tre camerette sepolcrali di una confinante sepoltura. L’anticella ha il riquadro dipinto in ocra rossa: il colore rosso era simbolo di vita e di morte. L’ingresso è volto a SO.
La tomba 2 è costituita da un pozzetto d’accesso e da una cella rettangolare, il cui soffitto, parzialmente crollato, era originariamente sorretto da due pilastri. Sul pavimento è presente una vasca dove sono ricavate delle coppelle.
Decorazioni
La parete opposta all’ingresso presenta un ornato dipinto in ocra rossa: due protomi taurine con schema a T entro un riquadro rettangolare. Il colore rosso e la protome taurina sono i segni più comuni della religiosità neolitica sarda.
La tomba 4 è articolata in un corridoio d’accesso, un’anticella e una cella. L’ingresso è orientato ad E. La cella, circolare, riproduce lo schema della capanna: lo dimostrano i particolari delle pareti e del soffitto dove corrono larghe fasce in rilievo simulanti il tetto e il relativo impianto ligneo di sostegno.
Prossima al primo gruppo di tombe è un’area sacra con focolare e coppelle probabilmente destinata ai rituali funebri che precedevano la tumulazione.
Le domus 5, 6, 7 sono del tipo a pozzetto con anticella e cella. La cella della tomba 6 presenta una nicchia rettangolare decorata con ocra rossa, un bancone sepolcrale ed un pilastro. Altre coppelle sono incise nella roccia sovrastante il secondo gruppo di tombe.
La necropoli viene datata al Neolitico finale (cultura di San Michele, 3200-2800 a.C.), ma non mancano attestazioni di un riuso durante il Bronzo antico (cultura di Bonnanaro, 1800-1600 a.C.).

Domus de janas di Pimentel: la necropoli di Corongiu,
Risale al Neolitico finale e fu violata da tempi immemorabili, è costituita da un pozzetto d’accesso, un’anticella e una cella.
La parete d’accesso alla cella, sopra e ai lati del portello, mostra un interessantissimo ornato simbolico inciso e sottolineato in rosso. La fascia superiore è decorata al centro da un elemento verticale che si apre superiormente in due spirali: il naso e gli occhi della dea madre, secondo l’interpretazione degli studiosi.
Ai lati in basso una linea a zigzag è limitata a destra da una spirale e a sinistra da due doppi cerchi. In alto, ai lati della doppia spirale od occhi della dea, sono rappresentati due motivi “a barca” con terminazioni a spirale. Due lunghi elementi verticali che si aprono superiormente e inferiormente in due spirali decorano le pareti ai lati del portello.
Impressiona sapere che queste decorazioni rappresentano una delle più antiche testimonianze dell’arte in Sardegna risalente a 5 mila anni fa!!
Quanto doveva essere forte, inoltre, il sentimento che ha spinto i sardi del neolitico a realizzare questa necropoli, se si pensa che venne scavata con strumenti in pietra, visto che l’era dei metalli non era ancora iniziata?
Curiosità:chi sono le janas nella tradizione?
Le janas vengono descritte come creature dalle dimensioni insolitamente ridotte e intese comunemente come abitatrici delle domus de janas, alle quali diedero tradizionalmente il nome.
E’ interessante notare che nella tradizione sarda esistano le bajanas, ajanas e janas e in lingua logudorese le ragazze nubili venivano indicate con il nome di bajana o bazana. In quanto non sposate queste giovani donne dovevano ricoprire lo status di vergini, virghines o birghines appunto. Davvero affascinanti le conclusioni cui giunse Wagner in merito all’etimologia della parola jana. Il termine sarebbe degradazione del nome Diana, antica divinità romana, che secondo gli studi condotti in merito, avrebbe in Sardegna e in tutto il Mediterraneo usurpato l’antico ruolo della Dea Madre.
Con l’avvento del cristianesimo questa figura mitica fu pesantemente demonizzata e trasformata in una creatura femminile spaventevole e demoniaca, quale spesso è intesa appunto la jana.
Bibliografia su le domus de janas di Pimentel
E. Usai, “La cultura Ozieri a Pimentel e a Siddi”, in [i]La cultura di Ozieri: problematiche e nuove acquisizioni. Atti del I convegno di studio[/i], Ozieri, Il Torchietto, 1988, pp. 217-222. E. Usai, “Pimentel (Cagliari) Loc. S’Acqua Salida”, in [i]I Sardi. La Sardegna dal paleolitico all’età romana[/i], a cura di E. Anati, Milano, Jaca Book, 1984, pp. 113-118.
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