L’ossidiana del Monte Arci : l’oro nero della preistoria

A Est dell’ampio Golfo di Oristano, nella Sardegna centro-occidentale, si trova il complesso vulcanico del Monte Arci di 812 metri. In questo massiccio, formatosi 60 milioni di anni fa, è diffusa in diverse località l’ossidiana. Il monte Arci è il prodotto di diverse eruzioni vulcaniche.

La superficie del parco regionale dell’Arci è compresa nel territorio di undici Comuni dell’Oristanese – Ales, Marrubiu, Masullas, Morgongiori, Palmas Arborea, Pau, Santa Giusta, Siris, Usellus, Villaurbana e Villaverde.

Sa pedra crobina, alla lettera “la roccia nera come il corvo” è l’espressione sarda per denominare l’ossidiana. Si tratta di un vetro vulcanico scuro e lucente. Si forma sulla superficie terrestre per il raffreddamento rapido  di lave dalla composizione acida.

A cosa serviva l’ossidiana?

La caratteristica omogeneità della struttura di questa roccia e la sua durezza, consentono un elevato controllo della frattura e un’ottima lavorabilità. Queste caratteristiche l’hanno resa una delle materie prime più apprezzate fin dal neolitico.L’uomo realizzava strumenti come armature di proiettili, lame, perforatori, raschiatoi.

Più raramente l’ossidiana si levigava per ottenere  oggetti di ornamento oppure avrebbe potuto rappresentare un elemento di prestigio e di distinzione. L’ossidiana del Monte Arci era diffusa in tutta la Sardegna. Attualmente sono oltre mille in Sardegna gli insediamenti dai quali provengono ossidiane, datati tra il VI e il III millennio a.C.

Gli archeologi hanno trovato l’ossidiana del Monte Arci 200 stazioni preistoriche di lavorazione in tutta la Sardegna. La particolarissima distribuzione delle fonti geologiche dell’ossidiana nelle isole del Mediterraneo e la sua assenza nel continente europeo e nell’Africa settentrionale favorì gli scambi dei prodotti tra regioni anche piuttosto distanti tra loro.  Fu una prima formidabile occasione per lo sviluppo della navigazione e per il diffondersi delle diverse esperienze umane tra l’Est e l’Ovest, tra il Sud e il Nord del Mediterraneo.

L’ossidiana del Monte Arci e il commercio

L’ossidiana del Monte Arci fu solo uno, e non necessariamente il più importante, degli articoli del commercio. La maggior parte di questi erano fatti di materiali deperibili come cibo, pelli, tessuti, sale, animali domestici. etc. 

Questa circolazione è indizio di un’elevata considerazione dell’ossidiana per l’uomo neolitico, accresciuta dal numero limitato delle aree sorgenti. Tutto questo ha spinto talora a considerarla alla stregua di un vero e proprio bene esotico. Era un bene carico di valenze simboliche e indicatore di elevato status sociale per chi lo possedesse. Conosciamo , oltre che l’ossidiana del Monte Arci, anche altri giacimenti: nell’isola di Lipari, in quella di Palmarola nel golfo di Napoli, a Pantelleria, e nel Mar egeo (isole di Milo e Gyali).

Da cosa si capisce la provenienza dell’ossidiana?

L’ossidiana ha una sorta di “DNA” che dipende dal luogo d’origine e si mantiene inalterata con il passare del tempo. Attraverso analisi specifiche è possibile determinare la provenienza dell’ossidiana E’ utile anche studiare i contatti tra le popolazioni preistoriche.

L’ossidiana nella tradizione

In epoca storica l’uomo ha usato l’ossidiana del Monte Arci per i suoi presunti poteri: Su Kokku, il gioiello sardo in ossidiana di forma circolare rappresenta l’occhio buono in contrapposizione a s ogu malu. La funzione è quella di proteggere spaccandosi al posto della persona guardata. Era sempre incastonata nell’argento poiché nell’oro perde le proprietà. Si appendeva nelle culle o al collo.

Si narra le future madrine o le nonne lo regalassero alle spose in dolce attesa, per proteggere chi lo indossa. Intrappolava gli influssi negativi al suo interno: gli sguardi carichi d’invidia detto nella nostra lingua sarda “ SA PIGARA DE OGU” . Contro la iellatura si portava come amuleto porta fortuna dando prova della sua avvenuta protezione rompendosi.

Carlo Lugliè. L’ossidiana del Monte Arci nel Mediterraneo. La ricerca archeologica e la salvaguardia del paesaggio per lo sviluppo delle zone interne della Sardegna.

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