Qui si parla di quando Gabriele D’Annunzio visitò la miniera di Masua e di come fu ispirato dal fascino ancestrale del paesaggio e dalla dura fatica di uomini e donne che, con il loro sudore, contribuirono alla realizzazione di un opera ingegneristica di rara bellezza unica nel suo genere.

Siamo in Sardegna lungo la costa Sud-Occidentale dell’isola nello specifico nell’Iglesiente, storica regione mineraria, terra tra le più antiche d’europa costellata di storia, di storie, ma anche, di atavici contrasti.

Un simbolo dal dolce nome

Pan di Zucchero è uno dei monumenti naturali più imponenti e spettacolari della Sardegna. Il suo nome ,forse dovuto alla somiglianza con il celebre Pão de Açúcar della baia di Rio de Janeiro sostituì, già nel XVIII secolo, l’originario nome sardo Concali su Terràinu.

Si trova proprio davanti allo sbocco del sito minerario di Porto Flavia, inserito in un contesto naturalistico di impareggiabile bellezza, dove le antiche e inaccessibili falesie si tuffano a picco nel mare cristallino, quasi a proteggere il frutto del duro lavoro delle genti di miniera che realizzarono le opere minerarie custodite al loro interno.

I suoi colori e le sue forme sembrano, quasi, galleggiare nell’azzurro mare sottostante rendendolo, senza dubbio, una delle attrattive naturali che più colpisce e incanta ispirando, da sempre, poeti e fotografi.

Con una superficie di 0,03 km² e un’altezza di 133 metri è il faraglione più alto del Mediterraneo e fa parte del parco geominerario della Sardegna, riconosciuto patrimonio dall’UNESCO.

Prenota ora il tuo Viaggio

Scopri con noi le meraviglie del sito minerario di Masua, i segreti di Porto Flavia e lasciati ispirare dai racconti dei testimoni.

Scopri di più sui viaggi archeologici di insidesardiniaguide

Quando Gabriele D’Annunzio visitò la miniera di Masua?

Il 2 maggio 1882, il giovane ma già famoso poeta, in compagnia di Edoardo Scarfoglio e Cesare Pescarella, sbarcava in Sardegna con l’intento di visitarla nel suo insieme allo scopo di realizzare alcuni progetti editoriali.

La visita di Gabriele D’Annunzio alla miniera di Masua fu per lui una memorabile esperienza che trasfuse in un reportage dedicato, pubblicato sulla rivista Cronaca Bizantina.

Ispirato dal fascino del paesaggio, con la sua prosa dura e verista, descrisse con vivida crudezza le difficili condizioni di vita dei minatori ed il loro massacrante lavoro.

Quando Gabriele D'Annunzio visitò la miniera di Masua
Quando Gabriele D’Annunzio visitò la miniera di Masua – “escono dal buio della miniera…”

Arrivando a Masua

“Salivamo a cavallo su per la via polverosa incombente al mare, dopo aver lasciate in dietro le spalliere di fichi d’india, le torrette fumiganti di Monteponi, la pozzanghere d’acqua argillosa pullulanti d’erbe alte, le casette bianche di Gonnesa rannicchiate al piede di un gran cono alpestre.(…..).

Ad ogni svolta una veduta nuova: zone di mare fiammeggianti tra le inquadrature taglienti delle rupi: profili di scogli delineati sul fondo argentino dell’ orizzonte; accavallamenti strani di boscaglie e di macchie vinte dal maestrale con uno stormire sonoro. Poi ecco i nuvoli bianchi di fumo salienti tra il verde, gli scoppi, i rumori metallici della miniera.
E’ una conca di montagne erte e frastagliate: a destra tutto rocce, a sinistra tutta boscaglia.(…..)

I minatori

Fra quei coni di frasche e di fango, c’è un brulicame umano. Escono quasi carponi dalle strette aperture, come Esquimesi di sotto il ghiaccio: sono uomini pieni di cenci e di sudiciume, dal viso terreo, con gli occhi arrossati nel tormento delle polvere, con i capelli incolti; …sono bimbi rachitici, col viso per lo più chiazzato di croste, con gli stinchi fiacchi, senza un lampo ilare nella pupilla, senza uno strillo di gioia in bocca, senza un impeto libero in cuore.

Gente per cui il senso della vita è angoscioso, costretta a estenuarsi i polmoni nell’aria attossicata delle gallerie, frangersi le braccia contro la pietra, a dormire poi sulla terra umida, senza strame, sotto le travi nere di fumo….Escono dal buio della miniera, come ombre, e rientrano nel buio della casa, attraversando ebeti quel tratto di sole e di verde senza emettere più ampio il respiro.

Le donne

Qualche donna, col capo coperto d’ uno straccio, sta seduta al sole, picchiando senza riposo il martello su pezzi di calamina; pare che la stanchezza non le vinca i polsi; ha gli occhi socchiusi, le labbra serrate, e picchia picchia picchia, stordita di quei colpi, stordita dal sole, quasi dimenticando di vivere.

Il sito minerario di Porto Flavia era ancora in costruzione quando Gabriele D’Annunzio visitò la miniera di Masua

Ma che profonda tristezza cade col vespero su questa conca di monti e di mare! (…) il sole non si vede, nascosto dietro le rocce: ma un bagliore caldo di viola e di minio si diffonde per tutto l’orizzonte, e su quel bagliore il profilo del Pane di zucchero sfuma tra i vapori caldi. L’ isola di S. Pietro in lontananza naufraga lentamente. L’ acqua del mare non ha fragranza, si rompe contro gli scogli nerastri, verdognoli; e il mormorio si propaga per le spiagge solitarie, mentre una barcaccia carica di piombo naviga faticosamente a mezza vela.

Così fuori stagna la vita. In fondo alla montagna c’è un’altra vita, un’angoscia più tremenda di fatiche: la guerra degli uomini e delle pietre”

Bibliografia di: Quando Gabriele D’Annunzio visitò la miniera di Masua.

Gabriele d’Annunzio in visita a Masua nel 1882