Il tempio di Antas è un luogo che ha in se qualcosa di magico, sia per la splendida posizione, sia per la sua storia legata alla figura del Sardus Pater. Si trova al centro di un verde e rigoglioso anfiteatro naturale, circondato da boschi di querce e rocce antichissime.

Il tempio di Antas è un tesoro nascosto nelle verdi montagne del sud ovest della Sardegna.

La ricerca del tempio del Sardus Pater iniziò nel 1500, poichè circolarono traduzioni classiche della Geografia di Tolomeo, in cui si citava il tempio del Sardus Pater.

Negli anni 60, nella zona in cui già La Marmora aveva segnalato la presenza di un tempio, iniziarono gli scavi ad opera di Ferruccio Barreca. Venne alla luce una tabella in bronzo con dedica al Sardus Pater.

Le scoperte ad Antas hanno evidenziato che il culto romano di Sardus Pater fu preceduto, in epoca punica, da quelle del Dio Sid. Sid e Sardus pater sono l’interpretazione punica e romana della stessa divinità. Si trattava di un dio cacciatore, ma anche di una divinità guaritrice, protettore di naviganti e cacciatori.

Fase nuragica

Ancora prima, la stessa area era frequentata da una comunità nuragica. Le tombe a pozzetto sono tra i pochi esempi di tombe dello stesso periodo delle tombe di Monte Prama. All’interno di una delle tombe gli archeologi trovarono una statuina in bronzo che rappresentava un guerriero itifallico, con una lancia datata al IX secolo a. C. Secondo alcuni archeologi, potrebbe rappresentare proprio il Sardus Pater, venerato già dal periodo nuragico.

Fase punica

Il tempio di Antas ha una prima fase punica collocata intorno al 500 a.C. ed una seconda fase punica in cui il tempio venne ampliato.

L’area del tempio punico è situata quasi esattamente dove si trovava la scalinata del tempio romano, smantellata con la dinamite dai cercatori di tesori, durante la seconda guerra mondiale, poiché il piombo serviva a fabbricare pallottole, vennero staccate quasi tutte le graffe che bloccavano le pietre del tempio, causandone la caduta.

Il tempio doveva essere importantissimo in fase punica: non solo cittadini privati, ma anche e soprattutto sufeti e altri organismi pubblici che amministravano il territorio scrissero delle dediche che accompagnavano i doni portati al tempio.

Non è una devozione popolare ma quasi un culto ufficiale che porta i fedeli ad Antas! Era un tempio regionale.

Fase romana

ll tempio di Antas in fase romana seguì lo stesso orientamento nord-ovest del tempio precedente (i templi romani erano orientati a est), conservò le due aperture laterali della cella di tipo punico, e le due vasche di purificazione incavate nel pavimento davanti agli ingressi della cella. I romani, quando lo restaurarono durante l’impero di Caracalla (211-217), lasciarono, dunque, i caratteri punici di questo tempio.

Nell’iscrizione dedicata all’imperatore si legge fra l’altro: TEMPL(um) DE SARDI PATRIS BAB, la dedica al dio chiamato dai romani SARDUS PATER e identificabile con Sid Babay, il Sid dei cartaginesi associato da essi al dio locale a cui era dedicato il santuario qui ad Antas, e citato anche in altre iscrizioni rinvenute in Sardegna.

I romani restaurarono il tempio in età augustea e in seguito nel II secolo d. C.

Perché il tempio di Antas nacque in questa zona?

La presenza dei punici e dei romani è sicuramente legata alle risorse minerarie della zona.

L’antica città di Metalla, o per lo meno il distretto con lo stesso nome, si trovava, molto probabilmente, in questa zona. L’interesse dei romani per i metalli, e in particolar modo per il piombo, li portarono frequentare questo territorio così ricco di piombo e argento.

Bibliografia Il tempio di Antas

R. Zucca, Il tempio di Antas , Guide e itinerari.

S. Dore, La damnatio ad metalla degli antichi cristiani: miniere o cave di pietra?

M. Sanna Montanelli, 2015, Εἰς μέταλλον Σαρδονίας. Metalla ed il Sulcis Iglesiente prima della pax costantiniana. Atti dell’XI Congr. Naz. Archeologia Cristiana – Isole e terraferma nel primo cristianesimo (Cagliari, Sant’Antioco 23-27 settembre 2014).