Storia di un villaggio fantasma a Buggerru

Lungo la strada che da Buggerru porta al piccolo centro abitato minerario di Nebida, percorrendone il primo tratto costiero che da Buggerru porta a Cala Domestica, dopo circa tre chilometri, si giunge nella piana di Planu Sartu, dov’è possibile notare, sulla propria destra, le rimanenze dei ruderi delle costruzioni dell’omonimo villaggio minerario.

Planu Sartu, insieme a Planu Dentis e Caitas, è uno dei tre villaggi, situati a bocca di miniera, di Buggerru. La definizione “a bocca di miniera” è una definizione comune nel linguaggio minerario, usata per indicare la prossimità delle costruzioni e delle abitazioni dei minatori e delle loro famiglie, nelle immediate vicinanze dei cantieri minerari.

Planu Sartu: quando nasce il villaggio

La storia del villaggio di Planu Sartu è una storia singolare in quanto segue in tutto e per tutto la storia e le sorti dell’omonima miniera. Le prime case di questo villaggio sorsero successivamente all’avvio dei lavori di estrazione della calamina, avvenuti dopo il 1869 a seguito della dichiarazione di avvenuta scoperta della miniera e della relativa concessione ottenuta nel 1870. Il villaggio nasce, cresce, si sviluppa quando la miniera, grazie alla sue imponenti masse calaminari produce e dà lavoro a centinaia di minatori; decade, va in abbandono quando le masse calaminari (i carbonati silicati di zinco) furono completamente asportate anche in profondità e la stessa miniera fu dichiarata esaurita. Facendo un raffronto con i primi pochissimi abitanti del villaggio dopo il 1870, con una crescita abitativa velocissima, nei primi anni del 1900, risultano presenti a Planu Sartu circa 2750 abitanti. Successivamente, seguendo in parallelo i livelli di produzione della miniera che, iniziano a calare nel corso dei decenni successivi, diminuisce anche il numero degli abitanti. Ai 2750 abitanti dei primi anni del 1900, ovvero gli anni di massima floridezza e di massima produzione mineraria, fa riscontro la presenza di un solo abitante nel 1940: è il segnale che la miniera ha cessato di produrre e di conseguenza anche tutti i minatori, con le loro famiglie si sono trasferiti altrove, abbandonando il villaggio. Negli anni successivi le attività della miniera saranno improntate soprattutto nella ricerca di altre masse mineralizzate che però risulteranno infruttuose e nel 1956 la miniera di Planu Sartu viene chiusa, e abbandonata.

Planu Sartu
Planu Sartu, ruderi del villaggio

Il villaggio di Planu Sartu fu tra i più importanti, se non il più importante, tra i villaggi minerari a bocca di miniera di Buggerru. Oltre che per il numero di abitanti raggiunto, ne segnalano il livello di relativa autonomia da Buggerru, la presenza di servizi non sempre esistenti negli altri villaggi minerari, quali lo spaccio alimentare e la scuola. Il villaggio era esteso per circa 12 ettari e, secondo i dati estratti da un apposito censimento dei ruderi, le abitazioni erano 105. Le case, per la maggior parte erano costruite secondo un modello fisso: una stanza per dormire, una per mangiare e curare tutte le altre faccende di casa e per trascorrere i momenti di socialità familiare. Ogni casa aveva il suo piccolo cortile, dove si coltivava qualche verdura stagionale ed era contrassegnato dalla presenza di un fico. Queste presenze sono andate distrutte, non molti anni fa, con un incendio estivo che ha devastato tutta la piana e tutta la vegetazione del villaggio, lasciando fortunosamente integro un solo fico ancora vegetante e ora unico testimone di storia, di attività e vite umane in questo villaggio ormai completamente fantasma.

I resti delle abitazioni, ormai completamente fatiscenti e diroccate, testimoniano di un tempo in cui era tutto di proprietà della “Societè Anonyme des mines de Malfidano”, la società francese che tra il 1865 e il 1933 gestì le miniere di Buggerru di cui era proprietaria. Per costruire le case, la società mineraria concedeva ai minatori la calce, le pietre e l’area di edificazione, ma una volta edificata, questa non diventava di proprietà del minatore e della sua famiglia, per cui, in caso di trasferimento, passava di proprietà alla medesima società.

In strettissima prossimità al villaggio resta quello che è la testimonianza dell’attività mineraria che vi si è svolta: un grandissimo scavo recintato lungo circa 500 metri e largo circa 100 metri. Data la giacitura verticale delle masse calaminari, i lavori di estrazione si sono svolti prima a cielo aperto, dentro questo vastissimo scavo, poi attraverso un pozzo che, attraverso alcuni livelli, porta la miniera a raggiungere il livello del mare, partendo da un livello di superficie di circa 115 metri, con uno sviluppo di gallerie di circa 6 km. Al livello 55 si trova la galleria Henry che , lunga quasi un chilometro e interamente scavata dentro l’altissima e spettacolare falesia calcarea, consentiva il trasporto di materiali e del minerale con una locomotiva a vapore che viaggiava su una linea ferroviaria a scartamento ridotto, o, decauville, ed era alimentata con carbon fossile proveniente dal nord Europa.

Tutto intorno circonda il villaggio minerario fantasma di Planu Sartu e l’omonima miniera, lo splendido e suggestivo paesaggio che, dall’alto dell’imponente falesia, consente di godere di viste uniche e molto particolari su buona parte della costa sud ovest della Sardegna.

Articolo a cura di Mario Pilloni, Guida Ambientale.

Per visitare Galleria Henry clicca qui.

Per informazioni su escursioni alla miniera di Planu Sartu rivolgiti a

Mario Pilloni, Guida Ambientale +39.3483529374 , mariopilloniguida@yahoo.com, info@insidesardinia.com